Editoriale del Parroco

La gioia condivisa della conversione

La missione del Signore Gesù e della Chiesa è quella di cercare e salvare i perduti. Questa è la volontà del Padre misericordioso che Gesù fa trasparire in tutto il Vangelo e che descrive mirabilmente nella parabola del figliol prodigo.

Ciò che il racconto lucano mette in evidenza e sul quale dobbiamo fermarci a meditare è il comportamento del primogenito, irritato e invidioso nei confronti del fratello per il quale il padre fa festa perché suo figlio «era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,32). Attraverso la parabola Gesù sollecita in noi un modo di relazionarci benevolo, misericordioso, accogliente, preoccupati della salvezza eterna di tanti nostri fratelli e sorelle che oggettivamente sbagliano allontanandosi da Dio e dalla Chiesa.

Succede, che se un fratello si converte, ci fa problema e non riusciamo a entrare nella logica di Dio che fa festa per un solo peccatore che ritorna nella casa del Padre e, come il figlio maggiore, la tentazione è quella di impuntarsi a non entrare nella stanza del banchetto, paralizzati dall’invidia. E siamo noi i veri perduti per i quali il Signore non disdegna di venirci a cercare supplicandoci di condividere la sua gioia.

Don Daniele

Se non vi convertite... morirete!

La conversione è questione di vita o di morte. Convertirci non è prima di tutto un fatto morale, “diventare più buoni”, ma è una questione di fede, di orientamento della vita verso il Signore vivente.

Il morire “biologico” è il segno permanente di ciò che potrebbe capitare all’anima e cioè quello di precipitare nell’abisso della separazione dal Creatore e nell’infelicità eterna.

Questa è la “seconda morte” di cui parla il libro dell’Apocalisse di S. Giovanni apostolo (20,14) e ripresa dal Cantico delle Creature di S. Francesco D’Assisi «Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che viva può scappare. Guai a quelli che morranno in peccato mortale; beati quelli che troverà nelle tue santissime volontà; che la seconda morte non gli farà male» (parafrasi del testo originale).

Ciò significa che in questa vita possiamo già essere morti spiritualmente. Il mondo è pieno di morti che camminano! Quando si decide di lasciare il Signore fuori dal proprio cuore la morte eterna trova il suo varco aperto. Ma Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La Quaresima e questo anno giubilare sono il tempo di grazia per ritornare al Signore con tutto il cuore ed essere rigenerati nella vita che vince la morte.

Don Daniele

Quaresima: tempo di preghiera

La Quaresima è un tempo particolarmente fecondo per la preghiera personale e comunitaria che ci permette di stare davanti a Dio come veri figli, sull’esempio di Gesù e la presenza viva e operante dello Spirito Santo.

La novità assoluta della preghiera cristiana è che essa si rivolge a Dio non più solamente come al creatore onnipotente, ma come ad un Padre. S. Paolo attribuisce questa preghiera filiale all’opera dello Spirito Santo:  «E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.  E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (Rom 8,15-17).

Dio è nostro Padre! Il solo nome di “Padre” può immergere i nostri cuori nell’adorazione riconoscente. È così liberante pensare che Dio è nostro Padre! Non vi è più affanno, paura, preoccupazione: vi è la fiducia! Abbiamo un Padre che ci ama da sempre e per sempre e attende di abbracciarci al di là della morte.

Il Dio di Gesù è anche il Padre di tutti: il Padre nostro è una preghiera filiale, ma è anche la preghiera fraterna per eccellenza, per questo dalla preghiera scaturisce la vera sorgente della fraternità universale.

Don Daniele

Le vere tentazioni

Avere. Avere per sé, e solo per sé, sempre di più. Questa è la prima tentazione che rende il cuore duro come pietra, insensibile alle miserie degli altri. La ricchezza non è un male in sé, lo diventa quando non è condivisa. Il denaro, quando è sporco e frutto di ingiustizia, è “lo sterco del diavolo”. Non dimentichiamolo.

Potere. Anche nel potere si confonde la presenza di satana. Lo vediamo in atto nei sogni imperialistici di potenti capi di stato che anche oggi si contendono le ricchezze del pianeta.
Gesù aveva ammonito i suoi discepoli: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono». Ma c’è anche la tentazione di un potere “spicciolo”, alla portata di tutti, sulle persone da dominare, usare e abusare… anche tra le pareti di casa.

Apparire. Ancora le parole del Signore: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno». La falsità è diabolica. Oggi è bravo chi sa darla d’intendere, chi si presenta bene, chi spudoratamente sa recitare e indossare ogni tipo di maschera al momento opportuno.

E poi diciamo che il diavolo non esiste? Il problema è che sa nascondersi molto bene.

Don Daniele

5 marzo: inizia la Quaresima

Mercoledì prossimo, 5 marzo, inizia il sacro tempo della Quaresima, un tempo particolarmente assistito dallo Spirito Santo che ci aiuterà a riscoprire la grazia del Battesimo e a percorrere un cammino penitenziale di conversione.

L’imposizione delle ceneri è accompagnata da due formule complementari: la  prima ci ricorda la fragilità e la transitorietà della condizione umana: «Ricordati o uomo, o donna, che sei polvere e in polvere ritornerai»; la seconda richiama la nostra condizione umana continuamente ferita dal peccato e bisognosa di conversione: «Convertiti e credi nel Vangelo». La comodità degli orari riportati qui sotto, permetterà a tutti coloro che lo desiderano di cominciare, nella gioia e nell’impegno, questa nuova Quaresima giubilare.

Don Daniele

Genitori primi educatori della fede dei figli

L’educazione dei figli dev’essere caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede, che è reso difficile dallo stile di vita attuale, dagli orari di lavoro, dalla complessità del mondo di oggi, in cui molti, per sopravvivere, sostengono ritmi frenetici. Ciò nonostante, la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo. La fede è dono di Dio, ricevuto nel Battesimo, e non è il risultato di un’azione umana, però i genitori sono strumento di Dio per la sua maturazione e il suo sviluppo.

La trasmissione della fede presuppone che i genitori vivano l’esperienza reale di avere fiducia in Dio, di cercarlo, di averne bisogno, perché solo così «il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà» (Is 38,19).

Don Daniele

11 febbraio: giornata del malato

L’11 febbraio la Chiesa celebra la XXXIII Giornata mondiale del malato a cui papa Francesco ha dedicato il messaggio «La speranza non delude e ci rende forti nella tribolazione», in stretto riferimento al Giubileo della speranza che si sta vivendo quest’anno.

Sono espressioni consolanti quelle di san Paolo – ricorda papa Francesco – che però possono suscitare, specialmente in chi soffre, alcune domande: come rimanere forti, quando siamo toccati nel corpo da malattie gravi, invalidanti, che magari richiedono cure i cui costi sono al di là delle nostre possibilità? Come farlo quando, oltre alla nostra sofferenza, vediamo quella di chi ci vuole bene e, pur standoci vicino, si sente impotente ad aiutarci?

In tutte queste circostanze sentiamo il bisogno di un sostegno più grande di noi: ci serve l’aiuto di Dio, della sua grazia, di quella forza che è dono dello Spirito Santo.

Troviamoci a pregare per tutti i nostri fratelli e sorelle, afflitti dai mali del corpo e dell’anima. Chi lo desidera, se malato o anziano in seria difficoltà, potrà ricevere il Sacramento dell’Unzione dei Malati.

Don Daniele

E se la mamma non mi porta a Messa?

Quante volte noi catechisti sentiamo dai bambini esprimere timidamente questo disappunto: «Io verrei a Messa, ma i miei non mi portano» (neanche a Natale!). Così ci chiediamo seriamente se sia conveniente invitare i bambini alla Messa domenicale, sapendo bene che, oltre a creare inevitabili sensi di colpa, il desiderio di molti di loro viene sicuramente disatteso dai propri genitori.

Ma è giusto far finta di niente, bypassare il problema senza richiamare minimamente il dovere di partecipare all’Eucaristia domenicale, considerando che diversi bambini vi partecipano volentieri?

Proprio per il rispetto a questi ultimi, ma soprattutto per l’importanza decisiva che ha l’Eucaristia nella vita del cristiano non possiamo tacere ai bambini la possibilità di accedere a questa Grazia inestimabile, invitandoli a chiedere con insistenza al papà e alla mamma di portarli a Messa e, se questo fosse proprio impossibile, a fare una preghiera speciale al Signore nel giorno di Domenica.

Ai genitori diciamo: non ci credete? Non avete voglia di perdere tempo in chiesa? Avete altro da fare? Permettete almeno ai vostri figli di partecipare, mettendoli nella condizione di arrivare in chiesa tramite i nonni (se ci vanno…), la catechista, un amico… e non glielo impedite perché di questo dovremo tutti rispondere al Signore.

Don Daniele

2 febbraio: presentazione del Signore

Sabato sera 1° febbraio e Domenica 2 febbraio celebreremo la festa della Presentazione del Signore: una liturgia dal “sapore” natalizio, ma protesa verso la Pasqua. Con la benedizione delle candele e la processione accoglieremo Cristo luce del mondo.

Ecco di seguito il testo che ci introdurrà nel vero significato della celebrazione: «Fratelli carissimi, sono passati quaranta giorni dalla solennità del Natale. Anche oggi la Chiesa è in festa, celebrando il giorno in cui Maria e Giuseppe presentarono Gesù al tempio. Con quel rito il Signore si assoggettava alle prescrizioni della legge antica, ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l’attendeva nella fede. Guidati dallo Spirito Santo, vennero nel tempio i santi vegliardi Simeone e Anna; illuminati dallo stesso Spirito riconobbero il Signore e pieni di gioia gli resero testimonianza.
Anche noi qui riuniti dallo Spirito Santo andiamo incontro al Cristo nella casa di Dio, dove lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane, nell’attesa che egli venga e si manifesti nella sua gloria».

Don Daniele

La benedizione delle famiglie

Diverse persone ci hanno fanno presente la necessità di riprendere la benedizione delle famiglie. Anche l’Arcivescovo nella sua recente lettera pastorale sulla speranza auspica la ripresa di questa importante iniziativa come «un modo per fare esperienza di Chiesa missionaria in uscita, così come tante volte Papa Francesco ci invita a vivere, per portare a tutti l’annunzio del Vangelo».

Tuttavia risulta difficile intraprendere un passaggio capillare nelle famiglie delle nostre sei parrocchie, non solo per la molteplicità degli impegni pastorali, ma anche per la difficoltà di individuare il momento opportuno per passare nelle famiglie che generalmente si possono incontrare solo alla sera.

A questo punto, come si sta facendo in altre comunità parrocchiali, non resta che la strada di una visita e di una benedizione su richiesta da segnalare via telefono o via mail.

Noi sacerdoti ci rendiamo disponibili, preferibilmente dal lunedì al venerdì, in tre fasce d’orario: dalle 09:00 alle 12:00; dalle 15:00 alle 18:00; dalle 19:30 alle 21:00. Il venerdì mattina generalmente è dedicato alla visita agli anziani e ammalati.

Grazie dell’attenzione.

Don Daniele

Cani e gatti vanno in Paradiso?

Come ogni creatura, l’animale porta in sé un riflesso del Creatore. A tale proposito bisogna ricordare con quale delicatezza i santi, come ad esempio Francesco d’Assisi, trattavano gli animali: con benevolenza, tenerezza e amore.

Tuttavia, questo “amore” non può mai eguagliare l’affezione che è dovuta alle persone. Il libro della Genesi ci mostra che l’uomo si relaziona pienamente solo con colui/colei che gli è simile. Nessun animale può prendere questo posto che spetta in maniera esclusiva alla creatura umana, uomo o donna che sia.     

Riguardo alla domanda in questione, la teologia classica afferma che gli animali, a differenza degli esseri umani, non hanno un’anima che sussiste dopo la morte, ma siccome l’intera creazione aspetta “cieli nuovi e terra nuova”, anche il mondo animale attende una sua perfezione eterna che affidiamo alla Provvidenza e alla fantasia del Creatore.

Intanto, fin che siamo in questo mondo, impariamo  a rispettare l’ordine della creazione voluta da Dio, dove l’uomo e la donna, custodi del creato, stanno al centro e sono i soli ad avere questo posto privilegiato, semplicemente per il fatto di essere le uniche creature ad immagine dell’Altissimo, chiamate alla gioia eterna del Paradiso.

Don Daniele

Si può negare il Battesimo?

Si può lasciare un bambino senza la grazia di Dio, in balia di Satana, schiavo del peccato originale e della morte spirituale e dunque privo della luce salvifica della fede in Cristo?

Si può… È la scelta di molti genitori che per diversi motivi rimandano il Battesimo o rimettono ai propri figli la decisione di riceverlo o meno, quando saranno più grandi. Il Battesimo è un dono inestimabile che regala una nuova identità, quella dei figli di Dio che passano illesi le acque della morte per ricevere fin d’ora la vita dell’Eterno ed entrare un giorno in Paradiso per vedere Dio Padre, faccia a faccia.
Il Battesimo è rigenerazione, illuminazione dall’alto, per una vita che si conforma a quella del Signore Gesù. Battezzare un bambino significa permettergli di crescere nell’avventura della fede che trasforma la vita rendendola bella e santa agli occhi di Dio e degli uomini.

Don Daniele

Natale "giubilare"

La vigilia di Natale Papa Francesco presiederà il rito di apertura della Porta Santa in piazza S. Pietro per dare inizio al Giubileo dell’anno 2025 che ha come motto “Pellegrini di Speranza”.

Cristo è la nostra Speranza! Questa speranza è fiorita nei solchi dell’umanità 2025 anni fa, a Betlemme, in un villaggio insignificante della Giudea quando misteriosamente è venuto alla luce un bambino, pieno di luce, il Figlio di Dio, concepito dallo Spirito Santo nel grembo di una vergine di Nazaret di nome Maria.

Ogni anno la celebrazione del Natale ci chiama davanti al presepe per stupirci nella contemplazione di Dio che si fa uomo: è proprio Lui la speranza che non delude!

La speranza è tutto. Ogni persona sogna o spera cose migliori. La speranza è ciò che motiva ad andare avanti nella vita. Una persona senza speranza perde la voglia di vivere. Senza speranza si muore.

Da persone mature ci rendiamo conto che raggiunti i piccoli traguardi della vita terrena, anche se soddisfacenti, le sole speranze umane, una dopo l’altra, si sciolgono come neve al sole: tutto passa, anche le cose più belle! Il Salmo 89 esprime molto bene questa condizione umana fragile e transitoria: “Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via” (Sal 89,10).

Così scrive il nostro Arcivescovo Riccardo nella sua lettera pastorale sulla Speranza cristiana: “In effetti l’uomo, nel dispiegarsi delle fasi della vita, coltiva molte e diverse speranze. Quando è fragile creatura di pochi mesi, quella di essere accudito dalla mamma e dal papà; poi di poterli ritrovare all’uscita della scuola dell’infanzia; poi di poter raggiungere un obiettivo nello sport e nello studio; poi di potersi inserire nel mondo lavorativo, dando un proprio contributo al miglioramento della società civile; poi di coronare il proprio desiderio di amare ed essere riamato formando una propria famiglia, o donando tutta la propria vita al servizio del Signore e dei fratelli; e infine da anziano spera di poter godere dei frutti dei sacrifici compiuti e di veder germogliare nei figli e nei nipoti i semi di bene sparsi nel corso della propria esistenza. Man mano che questi obiettivi vengono raggiunti, gli appare però sempre più chiaro che tutto questo non soddisfa pienamente e che ha bisogno di qualcosa che vada “oltre”.

Ci chiediamo, perciò che cos’è questo “oltre”? Di quale speranza si tratta?

Si tratta di una speranza che non delude, che non viene da noi, ma che viene da Dio ed è dono dello Spirito Santo: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

Sì, la speranza è l’amore fedele di Dio che ci ha fatti per la vita eterna. Sapersi amati da questo amore divino infonde quella consolazione che viene dall’intima certezza che nulla potrà mai separarci da questo amore, nessuna tribolazione, nessuna tempesta della vita e neppure la morte.

Questa è la Speranza dei figli di Dio che diventano tali mediante il Battesimo e che hanno come meta la piena ed eterna comunione con il Signore. S. Giovanni, apostolo, nella sua prima lettera ci offre uno dei testi più belli sulla speranza cristiana: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro” (1 Gv 3,2-3).

Essere figli di Dio, possedere questa nuova identità, essere immersi nella vita del Signore è la grazia che permette di vincere la battaglia contro tutte le potenze mortifere che minacciano la nostra vita.

Il giorno di Natale torneremo ad ascoltare dal prologo giovanneo queste parole: “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,11-13).

Saperci amati dal Signore. Questo ci basta. Questa è la speranza che siamo chiamati a riscoprire in questo Santo Natale e in tutto l’Anno Giubilare.

Don Daniele, don Adriano, don Dominique, don Ernesto, don Maurizio e le suore di Fagagna vi augurano di cuore: buon Natale nel Signore e buon Anno Santo 2025!

Adorazione del Bambino (Natività)
Gerard van Honthorst (Gherardo delle Notti)
1619-1620
Olio su tela, 95.5x131 cm
Firenze, Le Gallerie degli Uffizi

Pensiero sull'Immacolata

La Vergine Maria è innalzata sopra di noi, in questo fulgore di luce, innocenza, virtù, bellezza, in un ineffabile congiungimento con la vita divina, per esserci modello di autentica vita crsitiana.

Se noi ci limitassimo a pregare e lodare la Madonna, senza il desiderio di migliorare, la nostra devozione non sarebbe completa. La devozione deve agire nella maniera di vivere, di pensare; deve trasfondere innocenza, e consolidare la certezza che la virtù è possibile.

La Madonna, ci dimostra come anche per noi c’è speranza, anche per noi c’è possibilità di santità. Dobbiamo sempre credere alla possibilità di essere più buoni, di migliorare, di diventare puri, anche camminando in questo mondo così inquinato dai vizi e dalla corruzione, da colpe e cadute. È possibile essere puri, virtuosi, fedeli; è possibile imitare la Madonna!

Don Daniele

Tempo di Avvento, tempo di speranza

L’Avvento è per eccellenza il tempo liturgico della speranza cristiana. Non è solo l’occasione per prepararci spiritualmente al Santo Natale, ma un tempo che deve suscitare nei cuori l’attesa fervorosa del Signore che ritornerà glorioso alla fine della storia. Questo incontro con il Signore della gloria è anticipato per ciascuno di noi quando varcheremo l’oscura porta della morte.

Nella Chiesa delle origini era vivissima l’attesa del Signore la cui venuta era invocata con l’espressione «Maràn athà!», cioè «Vieni, Signore Gesù!». Oggi questo spirito dell’attesa è notevolmente indebolito, se non assente, anche nei credenti, a causa di uno sguardo troppo orizzontale della vita. Si fa fatica a guardare il Cielo, al nostro bene ultimo ed eterno.  

Ebbene in questo mondo continuamente minacciato dall’autodistruzione e dunque inesorabilmente incamminato verso la fine, si erge la figura salvatrice del Signore morto e risorto, consolatore di ogni cuore che anela alla vita e alla vita senza fine.

Questo è l’Avvento: attesa fiduciosa e vigilante del Signore che è venuto, verrà e continuamente viene per i cuori che con fede si aprono a lui. Invochiamolo ripetutamente e con tanta fiducia: «Vieni, Signore Gesù!».

Don Daniele

Prepariamo la corona dell'Avvento

Sta per cominciare l’Avvento, tempo di speranza per eccellenza. Tutta la Chiesa è chiamata invocare con rinnovata fiducia: «Vieni, Signore Gesù!». Il Signore verrà alla fine del tempo e della storia; il Signore ritorna nella celebrazione del Santo Natale; il Signore continua a venirci incontro nella grazia dei sacramenti.

Il segno della corona d’Avvento ci può aiutare a tener viva l’attesa del Signore. Prepariamola in ogni casa e raduniamo la famiglia per un semplice momento di  preghiera: il Segno della Croce, il Padre nostro,  l’Ave Maria e il Gloria (Pater-Ave-Gloria) e aggiungiamo anche l’Eterno Riposo (Requiem Aeternam) per ricordarci dei nostri cari che sono “dall’altra parte”.

Le quattro candele che accenderemo nelle quattro Domeniche hanno tutte un significato particolare. La prima candela è detta “dei profeti“, poiché ricorda l’attesa del Messia annunciato dai profeti dell’antico testamento. La seconda candela è detta “di Betlemme“, per ricordare la città in cui è nato Gesù. La terza candela è detta “dei pastori”, i primi che videro ed adorarono il Messia pieni di gioia. La quarta candela è detta “degli Angeli“, i primi ad annunciare al mondo la nascita del Salvatore. L’accensione di ciascuna candela indica la progressiva vittoria della Luce sulle tenebre dovuta alla venuta del Signore Gesù sempre più vicina.

Don Daniele

Non ho tempo, ho altro da fare

«Non ho tempo. Ho altre cose da fare». Questa risposta mi viene spesso data dai bambini del catechismo, ai quali, regolarmente, rivolgo l’invito a venire alla Messa domenicale. È indubbio che si tratta di una risposta suggerita implicitamente o esplicitamente dai genitori. Certo è che se un bambino ti risponde in questa maniera c’è molto da preoccuparsi.

È una espressione che è sintomo della malattia del nostro tempo: una vita molto frammentata, complessa, vissuta con un ritmo accelerato, sempre proiettata nelle cose da fare, schiava di un meccanismo spersonalizzante, dove l’esperienza religiosa “tradizionale” è relegata all’ultimo posto.

La frequenza regolare alla S. Messa, accolta come momento centrale della festa ha la forza di riportarci a quella unità interiore dopo una settimana di probabile dispersione, stress, preoccupazioni, insuccessi.

Unità interiore che fa spazio alla luce di quella Speranza che ti incoraggia ad andare avanti oltre ogni ostacolo. È questa possibilità unica che i genitori devono riscoprire per sé e offrire ai propri figli perché imparino, piuttosto, a rispondere: «Certo che verrò a Messa!»

Don Daniele

Ma il Purgatorio esiste davvero?

Durante la nostra vita terrena siamo chiamati a crescere nell’amore per trovarci saldi e irreprensibili davanti a Dio Padre, al momento della morte. L’incontro con il Signore nell’eternità richiede una purezza assoluta.

Ogni traccia di attaccamento al male deve essere eliminata; ogni deformità dell’anima corretta. La purificazione deve essere completa, e questo è appunto ciò che è inteso dalla dottrina della Chiesa sul Purgatorio. Questo termine non indica un luogo, ma una condizione.

Un aspetto decisamente importante che la tradizione della Chiesa ha sempre evidenziato, va oggi riproposto: è quello della dimensione comunitaria. Infatti coloro che si trovano nella condizione di purificazione sono legati sia ai beati che già godono pienamente la vita eterna sia a noi che camminiamo in questo mondo verso la casa del Padre.

Come nella vita terrena i credenti sono uniti tra loro nell’unico Corpo mistico, così dopo la morte coloro che vivono nello stato di purificazione sperimentano la stessa solidarietà ecclesiale che opera nella preghiera, nei suffragi e nella carità degli altri fratelli nella fede.

La purificazione è vissuta nel vincolo essenziale che si crea tra coloro che vivono la vita sulla terra e quelli che già godono la beatitudine eterna.

Da una catechesi di S. Giovanni Paolo II

Le Sante Messe per i defunti

La celebrazione della Santa Messa per un defunto è un atto di preghiera e di intercessione a favore della sua anima. Durante la Messa, il sacerdote e la comunità pregano per l’anima del defunto, chiedendo a Dio di perdonare i suoi peccati, di concedere la pace e la gioia eterna e di accoglierlo alla sua presenza. Le preghiere e le suppliche offerte durante la Santa Messa sono un segno di amore, di compassione e di speranza per l’anima dei nostri cari.

La celebrazione della Messa per i defunti è anche un modo per esprimere gratitudine e amore verso di loro. Attraverso la Messa, offriamo a Dio il nostro ringraziamento per le loro vite, per il tempo che abbiamo condiviso con loro e per tutto il bene che hanno portato nel mondo. Inoltre, l’Eucaristia per i defunti offre un sostegno anche ai vivi: è un’occasione preziosa per rinnovare la speranza nella vita eterna e per ricevere il conforto del Signore quando soffriamo per la perdita dei nostri cari.

N.B. Il celebrante può ricevere l’offerta per una sola intenzione di Messa. Quando si ricordano più defunti, le S. Messe eccedenti alla prima intenzione vengono celebrate durante la settimana, o fatte celebrare dai sacerdoti che si trovano in terra di missione.

Don Daniele

Adorazione nella vigilia dei Santi

Giovedì prossimo 31 ottobre, la chiesa di S. Giacomo di Fagagna resterà aperta dalle 20:30 alle 23:00 per l’adorazione al Santissimo Sacramento e le Confessioni (con la presenza dei padri saveriani), per una degna preparazione alla Solennità dei Santi e alla Commemorazione dei Fedeli Defunti.

Ci prepariamo alla solennità dei Santi innanzitutto accostandoci con gioia ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia, per crescere nell’amicizia con il Signore e conformare sempre di più la nostra vita al suo Vangelo. 

Ci prepariamo anche ad una fruttuosa preghiera per i defunti. In particolare, nel pomeriggio del 1º novembre e per tutto l’ottavario dei defunti, potremo fare dono dell’Indulgenza alle anime del purgatorio che desideriamo ricordare con maggior affetto, perché possano affrettare l’ingresso in Paradiso, se non fosse ancora avvenuto. Alla Confessione e alla Comunione eucaristica va aggiunta la visita in chiesa o in cimitero dove recitare il Credo e una preghiera (Ave Maria, Salve Regina, o altro) secondo le intenzioni del Santo Padre.

Don Daniele

La gnòt dai Sanz di Pre' Bepo Marchét

Ce scûr usgnòt! Un scûr fís e pesànt
che quasi al fâs fastidi a là indevànt:
a ti pâr di palpâlu e che, disfàte,
qualchi ánime a svóli pa fumàte.

A sùnin la lôr liende lis cjampànis:
a son lì dongje e al pâr ch’a sein lontànis,
cun che lôr vôs ch’a prèe vaínt,
e il bòt si slárgje a stent: tant penge a jè la gnòt.

Tirínsi in cjâse: il fogolâr nus cláme
cu la lûs e il calôr ch’à fâs la fláme.
Ma cemût èse usgnòt? A mûr in gole
la peràule; si tâs e si pendóle…

E a végnin su dal cûr duc’ i ricuàrs
dai nestris vièj di cjâse ch’a son muàrs.
Al pararès di dì ch’a van atôr
pe strade a scûr, cirint la cjase lôr.

No si àlcial il saltél? No àe cricât
la puarte? Qualchidun l’à di jessi entrât…
La nòne, il barbe, il fradi muart in vuére,
a tornin duc’ a cjâse cheste sére.

Si tírin dongje e ognún al cîr il lûc
la ch’aj plaseve sta vizín dal fûc.
Il nôno al pense: «A è dute la famée:
su mo il Rosari!». E al vólte la cjadrée.

Prepariamoci alla festa dei Santi

Velocemente ci avviciniamo alla festa dei Santi e alla Commemorazione dei Defunti: due giorni particolarmente cari alla tradizione cristiana, purtroppo disturbati dal fenomeno commerciale “Halloween” intriso di superstizione, di ricerca del macabro e dell’occulto e, a “livelli più alti” di trasgressione, spiritismo e satanismo. Non dimentichiamoci che Halloween è una festa importante per i satanisti e corrisponde alla vigilia dell’anno nuovo secondo il “calendario delle streghe”.

Mi piacerebbe che, per tempo, i genitori preparassero i propri figli a celebrare la meravigliosa festa dei Santi e la grata memoria dei defunti per i quali siamo invitati a pregare nella certezza che anche loro pregano per noi, in forza della Comunione dei Santi che lega il Cielo e la Terra.

Sono feste che riscaldano il cuore e che infondono la nostalgia dell’eternità, che ci spingono a guardare il cielo stellato del Paradiso che apparirà in tutto il suo splendore solo dopo il tramonto di questa vita, quando potremo riabbracciare coloro che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio della vita e della fede.

Don Daniele

L'illusione della medicina alternativa

Capita di trovare in pizzeria un volantino che ti propone un “menu” di cure alternative alla medicina convenzionale che promettono un immediato sollievo psicofisico e spirituale, imbevuto di una spiritualità e di un’antropologia incompatibile con la fede cristiana rivelata che ha come centro l’uomo/Dio, Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.

Non è facile resistere al fascino di queste terapie e religiosità e alla promessa di salute e di benessere che offrono. Purtroppo le persone che si avvicinano sono spesso sprovviste di strumenti con i quali valutare questa nuova fenomenologia medico/religiosa rischiando di cadere nella trappola di venditori di “fumo” senza scrupoli. Venditori, appunto, perché anche la medicina alternativa ha i suoi percorsi e le sue tariffe.

Nella percezione della propria fragilità e della propria transitorietà, nella fatica del vivere, nel momento della malattia, del lutto e della crisi, il fascino della “scorciatoia” è sempre presente. Affidarsi a cure sensate, alla fede e alla speranza cristiana è la via maestra per uscirne più forti e più umani.

Per chi desidera approfondire:
Giuseppe Mihelcic, «Religiosità e medicina alternativa», Dario Flaccovio Editore, 2014